E anche oggi, come tutti i santi lunedi, milioni di “venditori-di-tempo” entreranno con la faccia lunga nel loro luogo di lavoro, iniziando a contare i giorni che mancano a venerdi. Ecco la Sindrome del Lunedi
Triste prospettiva lavorare solo per la paga.
Il tempo è una porzione di vita.
La porzione di vita che dedichi a qualsiasi cosa che non ti dia soddisfazioni che vadano oltre il denaro, non sarà mai riapagata da nessuna quantità di denaro.
Come fare se i tuoi collaboratori soffrono della Sindrome del Lunedi?
Il primo passo
Il primo passo da compiere è accettare che stia cambiando la percezione del lavoro. Il famigerato Dio-lavoro è morto, prendendomi licenza da Nietzsche e i Nomadi.
Ti ricordi il motto anni ’90 quando si cercavano i segreti del successo? Lavoro. Lavoro. Lavoro. Come i giapponesi in procinto di attaccare Pearl Harbour, Tora! Tora! Tora!
E ti ricordi qual era uno degli aggettivi più in voga per definire lo spessore professionale di una persona? “Un gran lavoratore”.
Non importa se per lavorare trascuravi la famiglia, i tuoi affetti, i tuoi interessi, la tua forma fisica e di conseguenza la tua salute. Il 50% degli italiani over 65 soffre di una patologia cronica. Spesso legata al metabolismo, l’altra faccia dello stile di vita. Il Sars-cov2 lo sa bene.
La sindrome del lunedì nasce perché in molte aziende il lavoro è considerato ancora come uno metro di misura del successo personale.
Se lavori tanto (tante ore) sei considerato bravo, se fai il tuo lavoro, ma nelle ore “standard”, sei considerato poco dedito, poco impegnato, poco motivato. Ecco da dove nasce la sindrome del lunedi.
Nasce al fatto che la tua vita deve essere dedicata al lavoro, con permessi premio nei fine settimana e permessi più lunghi per l’altro momento di ritorno alla vita: le ferie.
Quindi: arrivo il lunedi con il muso lungo e inizio a contare i giorni fino a venerdi. Parallelamente conto i giorni che mi mancano alle ferie.
Vivere per lavorare contando i giorni per la libertà. Che tristezza
La svolta
Dai la certezza ai tuoi collaboratori che l’elemento chiave è l’equilibro lavoro-vita. Preoccupati del benessere delle persone che collaborano con te. Fai in modo che la loro vita personale sia messa al primo posto, non all’ultimo.
Mostra ai tuoi collaboratori una meta e fai capire loro che vale la pena di raggiungerla. Perché attraverso il raggiungimento di quella meta loro stessi miglioreranno la loro vita. Fai in modo che tutti trovino soddisfazione nel fare ciò che fanno, facendo scegliere di fare ciò che piace loro di più. Persone giuste al posto giusto. Niente più ruoli e mansioni calate dall’alto.
La carriera lavorativa deve essere vista come un compendio della vita personale. La posizione lavorativa viene vista positivamente solo se permette una vita personale dignitosa. L’equilibrio vita personale- lavoro deve essere una certezza, non un premio. La famiglia, le amicizie e il tempo libero assieme al clima positivo vengono prima di tutto il resto.
E per fidelizzare i tuoi collaboratori all’azienda? “Aumento loro lo stipendio”.
Dimenticatelo. Dopo qualche mese torneranno alla carica.
Coinvolgi i tuoi collaborati dal lato emotivo. Coinvolgili in un progetto di ampio respiro, in cui potranno emergere le loro caratteristiche personali, in cui è possibile esprimere le proprie opinioni, in cui c’è spazio per la vita personale.
Punta ad elementi che non puoi comprare con l’aumento di stipendio, ma che sicuramente i tuoi collaboratori pagherebbero per avere.
Conclusioni
Riassumendo. Per eliminare la sindrome del lunedi e il contdown alle ferie, costruisci queste quattro colonne su cui basare il rapporto con i tuoi collaboratori
1 Equilibro vita personale-lavoro. Vivere bene deve essere una garanzia non un premio.
2 Coinvolgi i tuoi collaboratori nella definizione degli obiettivi aziendali. I tuoi collaboratori lavorano con te, non per te.
3 Condividi con i tuoi collaboratori i criteri di valutazione delle performance, i quali devono essere un aiuto alla propria attività, non un sistema di controllo
4 Crea connessioni. Siamo animali sociali. Se ci isoliamo, ci ammaliamo di malinconia.
Buon lunedi
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